La Regione mette a rischio il sistema della formazione professionale

 Il Piemonte ha una storia di successo per quanto riguarda la capacità di spendere le risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE), uno dei fondi strutturali con gestione decentrata da parte delle Regioni. Siamo primi in Italia, grazie alla capacità di programmazione della nostra classe politica e dei funzionari dell’assessorato regionale, ma anche grazie alle agenzie formative accreditate che, negli anni, hanno costruito un sistema efficiente e capace da un lato di far scendere la dispersione scolastica al di sotto del 10% e dall’altro di fare formazione per gli adulti, mentre la maggior parte delle Regioni italiane ne era priva.

Non si comprende, pertanto, la volontà della Giunta Cirio di “smontare” un sistema così serio, performante e caratterizzato dalla natura no profit, introducendo un forte elemento di discontinuità come l’apertura indiscriminata agli enti con scopo di lucro.
Non c’è un obbligo giuridico di aprire al profit, né a livello europeo né a livello nazionale, essendo la concorrenza già ampiamente garantita dalla notevole pluralità di soggetti no profit. Né c’è un’invadenza statale su una materia come la formazione professionale che è di esclusiva competenza regionale. 

Un ambito, insomma, in cui il Piemonte potrebbe salvaguardare la propria eccellenza, senza inseguire i modelli liberisti di altre Regioni.

Si coglie, sotto traccia, quasi un attacco alle realtà piemontesi, raccolte nelle associazioni Forma e Cenfop, che in questi anni hanno retto e dato lustro al nostro sistema e che, in molti casi, hanno letteralmente “inventato” le tipologie di formazione (si pensi ad esempio all’apprendistato, nato proprio in Piemonte grazie a soggetti no profit).

Il Fondo Sociale Europeo nel settennato 2021-2027 porterà in Piemonte 1 miliardo 318 milioni di euro, ampiamente destinati alla formazione. Nel settennato precedente erano molti meno, 872 milioni. Oltre al Fondo Sociale Europeo sono, inoltre, disponibili le ingenti risorse PNRR del programma GOL (Garanzia Occupabilità dei Lavoratori). Si tratta, quindi, di un periodo di “vacche grasse” per la formazione, che espongono il sistema ad un rischio di assalto alla diligenza.

Basteranno gli stringenti criteri di accreditamento promessi dall’assessore Chiorino, per salvaguardare la formazione piemontese da manovre opportunistiche? Lo speriamo, ma restiamo convinti che i soggetti no profit diano più garanzie alla Regione erogatrice dei fondi, in quanto reinvestono gli utili della loro attività e così facendo accrescono gli standards di qualità del servizio e il benessere di utenti e lavoratori.

Purtroppo, come sul gioco d’azzardo e sulla sanità, la visione liberista e privatizzatrice della giunta Cirio è molto forte.

Monica CANALIS (PD) – vice presidente terza commissione consiliare regionale

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