Bello poter commentare ma…

Il commento, un magnifico modo di esplicitare l’apprezzamento o meno, il gradimento di una elaborazione del pensiero, a disposizione pubblica. Ho notato, leggendo con particolare interesse molteplici commenti, articoli che trattano diversi argomenti. Ho constatato che non sempre sono pertinenti all’idea dell’autore del medesimo.

Quasi sempre dal testo, viene estrapolato una frase. un concetto, un esempio o anche un periodo sulla quale si costruisce il commento. Si esprimono opinioni con argomentazioni che poco hanno a che fare con il contesto dell’insieme dell’articolo, a dimostrazione che non è questo l’interesse ma un dettaglio sul quale si pone l’attenzione.
In tal modo non tiene conto dall’esposizione concettuale dei fatti, che l’autore ha voluto porre all’attenzione pubblica in un contesto di ragionamenti atti a dare una propria logica rilevanza a notizie di cronaca di pubblico interesse.
Tali avvenimenti, specialmente quelli criminali, avvengono per il concretizzarsi di imponderabili fatti, la cui origine è difficilmente databile ma, hanno in comune, una perversa quando inspiegabile ragione, dando corso all’evento che ci pone di fronte alle incognite dell’imponderabile che hanno contribuito alla delittuosa realizzazione.
Poiché le considerazioni sono molteplici e tutte opinabili, in quanto basate su ipotesi di ragionamenti: condizioni di evoluzione/involuzione sociali sulle quali , ognuno costruisce le proprie convinzione, e  qualcuno ne da la propria versione, in base all’ esperienze, condizioni e sensibilità, su un avvenimento di interesse pubblico.
Il commento, tende, più che esplicare le ragioni dei fatti, per ampliare le argomentazioni con critiche ponderate, atte a dare un contributo di completezza, veicola l’attenzione dell’autore su di esso, prendendo a riferimento una estrapolazione, trascurando le caratteristiche delle motivazioni d’insieme.

Ciò fa perdere al commento la grandissima importanza di critica nel merito, sia positiva sia negativa, riducendola ad una banale disquisizione

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Francesco Giannattasio

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