Il mondo è uno e ci riguarda

Mariarosa Porta, con una propria iniziativa consiliare a nome dell’opposizione, ha chiesto che venisse esposta  la bandiera israeliana sul palazzo comunale in segno di solidarietà  per l’attacco subito da parte di Hamas. Una barbarie che da quelle parti, nonostante i tanti anni di guerra e di crudeltà, per le modalità con cui è avvenuto, non si era mai vista.

Per decenni come militante e come appassionato di politica internazionale  ho seguito le vicende del Medio Oriente, ho visitato Israele diverse volte, in missione per conto dell’associazione nazionale dei servizi pubblici e per Eureau, l’organizzazione  di tutti i gestori del ciclo idrico  d’Europa. Posso dire di essere diventato, oltre che partecipe del dramma dei palestinesi, anche amico degli israeliani. Non starò qui ad approfondire tale questione, anche se mi ritengo  un attento osservatore. 
La proposta della leader  della destra novese è stata respinta, con l’argomentazione ufficiale che per la legge italiana è proibito esporre bandiere di altri stati negli edifici pubblici. È certamente vero.
Io vorrei dire a Porta che la sua idea aveva certamente una ragione immediatamente dopo il massacro operato da Hamas. Per ragioni umane, per solidarietà, per l’orrore che suscitano le immagini di bambini incolpevoli decapitate, per i ragazzi in festa uccisi e rapiti. 

Oggi no, perché la reazione imposta da un capo del governo più a destra della storia di Israele, Netaniau, è a sua volta disumana. Migliaia di morti, centinaia di migliaia di sfollati, case e villaggi distrutti non servono la legittima aspirazione di Israele ad avere una patria in cui vivere in pace. Serve forse a cercare di lavarsi la coscienza per i propri tragici errori.  Persino l’esercito israeliano chiede atti di clemenza nei confronti della popolazione.  Per esempio vuole fornire gasolio agli ospedali ma il capo del governo lo ha proibito. 

Quindi si sarebbe dovuto chiedere che si esponessero entrambe le bandiere: quella Israele e quella Palestinese, in segno di solidarietà per due popoli entrambi vittima della scelleratezza dei propri capi.
Voglio anche dire che non condivido la critica rivolta all’opposizione novese di aver fatto perdere del tempo su questo argomento, mentre vi sono problemi più urgenti che riguardano la città. Un giornale locale apre addirittura la sua ultima edizione con un titolo che sottintende tale concetto.

Siamo esseri umani, la nostra sensibilità non può ritenere più importante l’asfalto delle  strade alla vista del corpo straziato di un bimbo, degli occhi terrorizzati di chi scappa dalla guerra. 
Ma soprattutto perchè le guerre non sono più lontane da noi e  un sistema di governo del mondo  completamente privo di un ordine rischia di conflagrare e di coinvolgerci sempre più direttamente.
La pace è sempre importante, ma ci sono cicli della storia in cui il tema si fa più drammatico. Siamo in questa fase dobbiamo rendercene conto.

La pace sta diventando la preoccupazione principale e se una forma di egoismo tendente a credere che certe cose non ci riguardano direttamente – egoismo che storicamente distingueva la destra dalla sinistra- oggi anche dal punto di vista egoistico dobbiamo preoccuparci e mettere al primo posto nelle nostre battaglie, nella capacità di parlare al popolo, la questione della pace. Non so se questo argomento faccia prendere voti, ma ci riguarda tutti.

Le ore di dibattito sono inutili e sprecate se non servono a  convergere unanimemente su una convinzione: il mondo è uno e ci riguarda. Il mondo è uno quando vi sono grandi flussi migratori, quando scoppiano continuamente guerre ovunque, quando la povertà, il degrado, la malavita, distruggono il futuro di popoli interi. 

Nessuna  forma di difesa egoistica ci proteggerà.

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Mauro D'ascenzi

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