Abbiamo perso l’anima?

Nel contesto in cui viviamo ci viene da pensare che il futuro che possiamo immaginare si prospetta non molto edificante. Molti sono i motivi di preoccupazione; di sicuro al primo posto si paventano i venti di guerra che si fanno sempre più impetuosi e ci fanno intravedere un coinvolgimento diretto con un metodo alquanto subdolo con lo scopo di non farci comprendere le terribili conseguenze.

Ma! Non è la guerra, la prospettiva più nefasta anche se di fatto siamo belligeranti a tutti gli effetti. E’ come dire : siamo con un piede dentro e l’altro pronto a seguirlo già a mezza altezza, ciò che è misticamente terribile che stiamo perdendo l’anima, o forse l’abbiamo già smarrita e con essa la capacità di discernimento.

Ci viene continuamente propinata come l’unica soluzione, da una classe dirigente compatta nel superarsi in aggressività, per  convincerci che non è possibile un’altra soluzione. Anzi, usano l’informazione compiacente per farci odiare l’ipotetico nemico con il quale non abbiamo nessuna contesa. Al contrario il passato rapporto di amicizia e collaborazione portava ad entrambi consistenti benefici economici e culturali.

Non è il caso di entrare nelle ragioni che hanno portato all’attuale situazione conflittuale, che sono molteplici, è sufficiente ricordare: saggezza vorrebbe, che esistono sempre tre ragioni nelle dispute: “la mia, la tua e quella reale”. Restiamo sordi e silenti ai grido di dolore di chi sta vivendo sulla propria pelle l’inferno e, non sentiamo nemmeno il bisogno di ribellarci alla strage sistematica di innocenti, effettuata da un popolo a noi vicino che in passato è stato sottoposto a un simile orrore , di cui in qualche modo ne siamo stati corresponsabili.

Forse questa risalente corresponsabilità non ci sollecita ad una azione di ferma condanna, e nemmeno il grido di dolore di questi bambini e le lacrime delle loro madri non è sufficiente a fare inorridire la nostra coscienza, inducendoci a fermare questo sterminio. Viene da chiedersi se abbiamo perso l’anima. La stiamo perdendo? L’abbiamo già persa ? O forse non sappiamo esattamente cosa sia?

Diventare anziani, espulsi dal lavoro consente di avere molto tempo in cui si è soli, soli con se stessi e magari senza volerlo si fantastica nell’assurdo; la mente si incammina in tortuosi sentieri, misteriosi, nebulosi, e ci avventuriamo in lecubricazioni sconosciuti, inesplorati, e ci poniamo concetti fantascientifici, inesplorati, fino a chiederci cos’è l’anima ?

Sfido chiunque a dare una notizia che abbia una sua logica concettuale, forse bisogna chiederlo a insigne teologi: non si vede, non si sente ciò nonostante è l’essenza della vita, un soffio, un semplice impercettibile soffio, dal quale tutto è possibile, altrimenti tutto è nullità. In sintesi è il principio vitale da cui scaturisce la parte immateriale, “è l’origine e la parte centrale del pensiero, del sentimento, della volontà, e della coscienza morale.” Quindi, se è tutto questo, perché rimaniamo sordi, pavidi e silenti verso crudeltà così mostruose? Forse la cupidigia, l’interesse, l’egoismo e la vigliaccheria sono un’essenza più potente dell’anima stessa, della coscienza morale, se così fosse, l’abbiamo davvero perduta?

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Francesco Giannattasio

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