Morti sul lavoro, ribellarsi è giusto

Quando è avvenuto il disastro di Brandizzo “… mai più,…ci saranno più ispettori ,… non è possibile morire di lavoro, bè e uno sciopero nò?” e così via.

Da allora altri incidenti sono avvenuti, con un risalto mediatico leggermente minore; poi è arrivato il cantiere dell’Esselunga e ancora tutti a gridare al disastro… arriva il massacro in Sicilia e il coro degli indignati si ripete: l’ipocrisia non ha limiti. Chi ha responsabilità mente sapendo di mentire !

Quando leggeremo la notizia “squadra di lavoratori si rifiuta di prestare la propia opera poichè non sono garantite le misure di sicurezza”?
Ma, per ribellarsi, occorre avere un lavoro sicuro e stabile,molte volte non è così. La regola del sub-appalto favorisce queste catastrofi ed è lì che si annida la precarietà. Non solo ma, il committente deve essere responsabile,anche penalmente, di quanto avviene nel suo cantiere.

Spetta sicuramente alla Politica essere coerente con le dichiarazioni che si fanno in occasione di questi eventi: “servono più controlli, assumete il personale mancante”,  in attesa –visto che i bandi per le assunzione hanno una gestazione un po’ lunga- ma, un vigile urbano,un carabiniere,un poliziotto, un finanziere se vede “una situazione strana” in un cantiere, non può intervenire?

E poi ,anche le Parti Sociali non sono immuni dalle loro responsabilità, perché non dire che la ditta sub -appaltatrice molto spesso è “figlia “ dell’azienda madre, così gli accordi sulla sicurezza vengono disattesi? 
Diciamoci la verità, questo è un paese dove l’immunità è di casa; vale per sulla sicurezza sul lavoro come sull’evasione fiscale. Dobbiamo rassegnarci?

No di certo, bisogna continuare a parlarne ed essere indignati, sino a quando leggeremo sui media la notizia che un gruppo di lavoratori in mancanza di misure di sicurezza si è rifiutato di lavorare! A volte uno sciopero in meno ma, un presidio, più puntuale ed attento, dei luoghi decisori è più utile.

E… ribellarsi è giusto!

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Silio Simeone

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