Teatro Marenco: “Bambole, non c’è una lira!”

“Bambole, non c’è una lira!”: una frase divenuta famosa nel settore degli spettacoli per dire che mancano i quattrini per pagare i teatranti. Divenne celebre nel 1976, quando Tino Scotti la pronunciò nell’omonimo spettacolo televisivo, e divenne un tormentone. 
Una frase che oggi starebbe bene in bocca a Giulio Graglia, il direttore del Teatro Marenco alle prese con una stagione teatrale che non parte, e non per colpa sua. Graglia pare avere le idee chiare su come organizzare la stagione teatrale, ma non ha – per ora – una disponibilità economica. 
Il comune non ha stanziato ancora nulla, e non ha ancora dato a Graglia nessuna indicazione di budget, senza la quale c’è poco da organizzare. Insomma, Bambole non c’è una lira, come da titolo della commedia. 
L’inaugurazione del teatro Marenco è stata solo un fuoco fatuo? Dopo l’inaugurazione del 6 novembre con la madrina Federica Panicucci, il festival Lavagnino la sera successiva, e lo spettacolo di danza del 12 novembre, il teatro ha chiuso i battenti con la presentazione del libro di Lorenzo Robbiano su Romualdo Marenco, il 19 novembre. 
Fino a quando resterà chiuso, ora? Non si sa. 

Nel marzo del 2019 l’ex sindaco Rocchino Muliere aprì le porte del teatro ormai terminato alla popolazione, affinché potesse vederlo in tutta la sua bellezza. Questa apertura diede fastidio all’allora candidato sindaco Gian Paolo Cabella, che dichiarò: “Ci sembra un po’ riduttivo che il nostro teatro venga riaperto così, in sordina, senza una vera e propria inaugurazione completa di rappresentazione teatrale di alto livello come nel 1839, quasi si volessero affrettare i tempi per avere un qualcosa da festeggiare prima delle elezioni…”. La storia si ripete, spesso in farsa. O almeno, in commedia.

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Moscone

Un commento su “Teatro Marenco: “Bambole, non c’è una lira!”

  1. Fare le cose sostanzialmente è facile , farle funzionare è un’altra cosa.
    Il teatro è sicuramente un motivo d’orgoglio della città !
    Ma la domanda è la città ha la capacità economica di sostenerne il funzionamento? Come mantenere il museo del ciclismo, la piscina, le attività sportive , la povertà , i servizi ordinari come i trasporto e la manutenzione ordinaria e tutte quelle attività che incidono sul bilancio comune? Senza abbandonare la solidarietà verso quelli meno fortunati. Naturalmente bisognerà non strangolare i contribuenti. E poco importa se i dineri vengono dalla tassazione generale o da quella locale. I dineri sempre dalle solite tasche tasche vengono prelevate. O no?

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