La commedia all’Italiana contro Conte e il M5S

Quello a cui stiamo assistendo è qualcosa di incredibile che se non fosse drammaticamente vero sarebbe ascrivibile ad una commedia tra l’assurdo e l’intrigo meglio di un capolavoro di Agatha Christie.
Il giallo commedia, inizia con le dimissioni del precedente presidente del consiglio, al quale, nonostante non fosse stato sfiduciato, non venne rimandato alle camere per consentirgli di constatare se poteva esserci la possibilità di proseguire nell’azione di governo. 
Il Presidente della Repubblica, si mantenne neutro e appena in possesso delle dimissioni, tirò fuori il divino, che teneva caldo dietro la tenda. Naturalmente dovevano convincere il partito di maggioranza relativa, il quale, si trovava in difficoltà per l’accanimento dell’informazione, tutt’altro che amichevole o semplicemente equidistante. A dare fuoco alle polveri ci si mise il caso del figlio del garante del movimento, incappato in un esecrabile fatto di cronaca che, tolse lucidità al fondatore.

Costui, convocato dal presidente incaricato, acconsentiva a tutto e di più, venendo meno ad alcuni principi cardine della sua creatura politica e limitandone le capacità di contrattazione. I ministeri chiave, vennero date alle forze politiche che erano all’opposizione, nonostante fossero il gruppo più numeroso, fatta esclusione di quello degli esteri, dato al giovane rampante, del movimento.
Nacque il governo di unità nazionale che veniva spacciato dei migliori e quei migliori, avevano già dato in passato non proprio un lusinghiero profilo.  Ma il massimo del narcisismo si ebbe con i ministri tecnici, fedelissimi del premier, che da li ad essere effettivamente i migliori ne corre. 
Fin da subito si cominciò l’opera di disintegrazione del movimento con il coinvolgimento giudiziario all’ex premier che nel frattempo ne aveva preso la guida. Guida che veniva invalidata da un giudice (caso unico) e costringendolo a richiedere alla base rivotare con l’estensione della base.
Questa figura, presa sottogamba all’inizio, ha dimostrato capacità uniche nel governare e l’unico in grado di guidare una compagine politica, nata con due regole capestro: il limite dei due mandati e la riduzione delle prebende.
Entrambe queste regole si contrappongo a quello che è l’ambizione e l’egoismo del genere umano e tenerlo a freno richiede solidità etico morale di altissimo valore. Solidità, un dono piuttosto raro che fa di chi lo possiede dei soggetti straordinari .
Una caratteristica ben nota agli addottrinatori di masse, sia dei regimi autocratici sia di quelli democratici, entrami accumulati nella difesa del potere ad ogni costo.
Su queste caratteristiche iniziavano i distinguo e le conseguente defezioni verso lidi più tolleranti. Sono infine esplose, illudendo il giovane rampante, ministro degli esteri di essere un leader con un radioso avvenire, indurlo alla scissione e rinnegare tutto quello che era facendo venire meno i numeri di maggioranza relativa alla forza politica, di cui aveva tratto il massimo dei vantaggi e supporto.
Azzoppata l’anatra, si è sferrato l’attacco decisivo, il potere deve annientare l’ex premier, saldamente alla guida dei più solidi, il quale nonostante gli attacchi concentrici, gode di notevole consenso nell’elettorato, mettendolo di fronte a provvedimento che ne avrebbero disintegrato l’immagine e ne hanno il terrore . Altrimenti non ci sarebbe nessun accanimento al limite della farsa.

Il personaggio è stato sottovalutato dal potere costituito, ha saputo reagire con eleganza e senso politico sopraffino. Qualità che da parecchio lustri non si vedevano: ha determinato le condizioni per le dimissioni del Premier, nonostante persiste una vastissima maggioranza. Costui presentato come il salvatore della Patria, alla prova dei fatti ha dato prova di tutt’altro profilo e l’apparato, per sostenerlo, deve ricorrere al piano “B”. 
Quello che ha fatto il movimento fin che ha potuto governare, può essere cambiato, può essere che riescono a neutralizzarlo, ma resterà negli annali della storia politica del paese quello che sono riusciti a realizzare: il tentativo di reali riforme proiettate verso un futuro , nel quale il diritto non sia un’espressione astratta e la compagine politica non sia un corpo sordo alle istanze sociali, la salvaguardia dell’ambiente di cui tutti ci riempiamo la bocca e ne vediamo gli effetti e lo spreco a go go di risorse pubbliche.
Per tutte vale la riduzione del numero dei parlamentari di cui era evidente l’enormità già negli anni ottanta e la costruzione del ponte Morandi, realizzato in tempi e costi certi.

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Francesco Giannattasio

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