Cavanna: dobbiamo superare una visione anni ’70 di Novi

Ho letto con estremo interesse l’intervista a Mauro D’Ascenzi, uscita qualche giorno fa su Il Moscone. Come sempre D’Ascenzi offre spunti interessanti e ad alcuni di questi vorrei rispondere, essendo tra l’altro stata chiamata in causa in prima persona.

Mauro afferma di voler strumentalizzare una frase estratta da un mio intervento fatto durante un’assemblea pubblica, per sottolineare come ci sia una parte di amministratori e politici locali che pensano ad una futura programmazione amministrativa al ribasso,s enza nessuna spinta ideale e programmatica di alto profilo
Innanzitutto vorrei dire che ha ragione, la frase che ho detto , cioè che dovremmo abbandonare progetti ambiziosi per pensare a soluzioni efficaci ma minimali, è stata strumentalizzata.
Non si riferiva ad una generica visione politica ma ad un tema ben specifico. Mi riferivo in effetti all’area z3: i progetti ambiziosi da abbandonare erano i progetti che abbiamo valutato negli anni passati, le soluzioni minimali ma efficaci riguardavano un riordino dell’arredo urbano, un miglioramento della viabilità e la creazione di polmoni verdi in quell’area che oggi è completamente cementificata.

Fatta questa precisazione voglio anche io partire da una frase estrapolata dall’intervento di D’ascenzi.
“Permettimi una provocazione“ afferma Mauro “mi sembra un’idea per cui da dormitori squallidi in via di spopolamento, diventiamo un hotel a 4 stelle”.
Al di là della terminologia, che come lui stesso afferma, è volutamente provocatoria, il concetto che però si esprime è che oggi Novi non è altro che una città dormitorio,
Giudizio e punto di partenza sbagliato ed ingiusto per una cittadina in cui, nonostante molte criticità, è ancora bello vivere, è ancora bello pensare di costruire una famiglia e far crescere dei figli.
Certamente il rischio, non specifico di Novi ma di tutte le città di provincia, di divenire un luogo dove si torna solo per dormire , vivendo in realtà altrove, è un rischio reale ed è responsabilità della politica fare in modo che ciò non avvenga.
Concordo con Mauro che lo sviluppo economico della città sia non solo fondamentale ma condizione necessaria, mentre temo sempre quando amministratori parlano di rinascita attraverso opere ambiziose o addirittura faraoniche, come dice D’ascenzi, rispolverando un’idea di politica a mio parere desueta, fatta di interventi che nascevano come opere faraoniche ma spesso si trasformavano in cattedrali nel deserto o peggio in una sorta di mausolei a celebrazione dell’amministratore di turno.

Come fare quindi ripartire Novi?
Io credo che il nostro fine sia quello di far si che le persone scelgano di vivere a Novi anche indipendentemente da dove lavorano.
Ripeto lo sviluppo economico è fondamentale ma soprattutto se pensiamo ai nostri figli, ai nostri giovani, che stanno crescendo in una società e in un’economia sempre più globalizzata e dove le distanze contano sempre meno, dobbiamo abbandonare l’idea un po’ retrò per cui si vive dove si lavora e il lavoro lo si cerca a due passi da casa.
Quindi io credo che per far sì che si continui a scegliere Novi per viverci e non solo per dormirci vi siano due strategie fondamentali: far si che novi abbia infrastrutture adeguate e far si che Novi abbia una qualità di vita molto alta. Quando parlo di infrastrutture, parlo di infrastrutture digitali che permettano ai singoli e alle aziende di essere in maniera veloce ed efficiente sempre connesse col mondo ma penso anche ad infrastrutture viabilistiche e ferroviarie. Non possiamo pensare di essere attrattivi se non abbiamo possibilità di raggiungere velocemente Torino, Milano, Genova, che sono le nostre porte verso l’Europa e quindi verso il mondo. 
Quando parlo di qualità della vita mi riferisco a molti aspetti.
Innanzitutto penso ai temi ambientali, alle tematiche dell’assetto idrogeologico del nostro territorio che negli ultimi anni ha evidenziato con drammaticità tutte le sue fragilità.
Penso a politiche urbanistiche che mirino a riqualificare il nostro patrimonio edilizio esistente concentrandoci in particolare sull’edilizia sociale ma anche su tutto quel patrimonio edilizio degli anni sessanta/ settanta che rischia di degradarsi velocemente.
Penso a politiche ambientali che mirino a far diventare Novi una città ad emissioni zero e che puntino ad aumentare il verde pubblico, valutando anche un progetto di riforestazione urbana.
Mi riferisco a progetti che ripensino le nostre proposte culturali anche alla luce dei nuovi spazi, il teatro Marenco in primis, messi nuovamente a disposizione della città, ed ad un’attenzione alle nostre scuole che devono rimanere punti di eccellenza in grado di formare adeguatamente i nostri bambini e i nostri ragazzi.
Penso infine a progetti che mirino a sostenere le fragilità , quelle antiche e quelle nuove che stanno emergendo a seguito della crisi economica nata della pandemia e da una guerra nel cuore del’Europa.

La Novi che immagino deve essere quindi una città pronta a superare una visione anni ’70 dove si nasceva, si studiava,si lavorava e si andava in pensione nello stesso luogo, che ovviamente è ancora valida per alcuni ma non per tutti. Oggi credo che la nostra visione debba andare oltre, accogliendo certo persone che qui vogliono costruire vita e carriera ma anche tutti quei giovani che vorranno vivere in una città accogliente, pulita, sostenibile e con proposte culturali ed educative di livello ma che contemporaneamente vorranno sentirsi e saranno cittadini del mondo. Questo non è creare città dormitorio , non è pensare una politica cheap (sempre per citare D’ascenzi) è sognare una città che sta al passo con i tempi e che guarda al futuro.

Credo che per realizzare queste progettualità ci sarà bisogno di tutti e dovremo stare molto attenti a non cadere nell’autoreferenzialità.
D’Ascenzi ha ricordato che nel 2018 è stata organizzata la Giornata delle Idee, un momento sicuramente di alto livello e che ha offerto spunti interessanti ma a cui credo non siamo riusciti appieno a dare seguito. Credo che momenti come quelli siano importanti ma non possono rimanere semplici passerelle, che rischiano di essere fini a se stesse, ma devono essere punti di partenza per un lavoro di elaborazione, coinvolgimento, approfondimento che siano reali,veri e concreti. Credo che questo sia un passaggio ed un momento fondamentale per la coalizione di centro sinistra e che dovrà occupare in maniera prioritaria i mesi futuri.

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Paola Cavanna

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