Se la politica si dimentica dei giovani

Dopo il dibattito fin troppo lungo sulle alleanze, causato da una legge elettorale a dir poco insensata, si spera che sia arrivato il momento di definire come riformare il paese perché la crescita economica è in stallo praticamente da quando gattonavo (sono del ’90) e le opportunità sono sempre meno.

Se ne stanno sentendo di ogni. Il centro destra, ad esempio, ha ritirato fuori dal cassetto il suo cavallo di battaglia ovvero la flat tax, una disgustosa manovra finanziaria che, banalizzandola per far rendere meglio l’idea, porta a favorire ricchi ed evasori fiscali che fanno parte di quel mezzo milione di italiani che ne può beneficiare andando a penalizzare 30 milioni di contribuenti onesti tra cui anche i giovani.
Sì, i giovani, quelli di cui questa campagna elettorale di ferragosto si sta completamente dimenticando.
Perché? Il conto è presto fatto: in Italia gli under 35 sono 10 milioni mentre invece gli over 50 sono 26 milioni e allora, nella propaganda populista, viene più semplice parlare di temi che possano interessare la seconda categoria più della prima, quindi è più semplice parlare di pensioni che di riforme vere riguardanti, ad esempio, il sistema scolastico seppur ce ne sia un gran bisogno. Sono quasi tre milioni le ragazze e i ragazzi, tra i 15 e i 29 anni che nè studiano nè lavorano, il dato più alto registrato tra i paesi Europei, addirittura più del quadruplo di quello dei Paesi Bassi.
Un altro dato significativo è quello relativo ai giovani che lasciano casa dei propri genitori: se in Europa c’è una media di 26 anni, in Italia si supera i 30. Ritardi dovuti sicuramente anche ad una comodità magari radicata nel tempo ma anche e soprattutto dovuta a condizioni economiche che rendono difficile il mercato del lavoro in Italia. Perché si che i posti di lavoro, volendo, ci sono ma è anche vero che i contratti e le condizioni lavorative sono quelle che sono. A rafforzare questo pensiero è che in Italia non abbiamo un salario minimo e che negli ultimi 30 anni i salari sono diminuiti mentre il costo della vita è aumentato, per non parlare del reddito di cittadinanza che va migliorato.
Anche i redditi dei più giovani sono diminuiti, un calo dovuto anche da un percorso di studi e formazione che va rivisto.
Un altra prova sui giovani che non vengono considerati da una buona parte della politica (la sinistra sta iniziando a parlarne con alcuni suoi parlamentari) è che non abbiamo nemmeno una legge che permetta di far votare i giovani fuori sede, una legge che permetterebbe anche di iniziare un percorso per contrastare l’astensionismo. Solo recentemente si è ottenuta la possibilità di far votare chi è in Erasmus ma è davvero troppo poco.
Servono riforme strutturali importanti che portino ad un futuro migliore fatto di seria prospettiva per i giovani ma soprattutto, nelle liste , servono persone sensibili su questi temi che abbiano la volontà di fare le riforme e che le leggi sappiano anche scriverle cosa non troppo scontata purtroppo. Sono le idee a portare il vero rinnovamento.

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Luca Patelli

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