Neoliberisti o speculatori?

Quello che sta succedendo in questo arco di tempo, dovrebbe dare l’esatta consapevolezza di cos’è il neoliberismo. Un sistema in cui lo stato si mette di lato, consentendo a gruppi organizzati di speculare in nome del libero mercato.

Questi gruppi, la cui identificazione è piuttosto aleatoria con nomi altisonanti, ai quali è difficile attribuire singole e specifiche responsabilità. Sono camuffati dietro a espressioni geometriche che utilizzano per indottrinare l’opinione pubblica con la compiacente cassa di risonanza di una informazione asservita. 

Si vuole imporre la competizione come libera concorrenza, in modo che ciascuno possa massimizzare la propria ricchezza e il proprio potere e poco importa se avviene a spese degli altri. Ciò ha indotto le società occidentale, e forse la nostra in particolare, a vivere al di sopra delle oggettive possibilità, dando corso ad un consumismo sfrenato. Consumismo favorito dalla concessione di crediti indiscriminati che ha plasmato, modificato la mentalità di gran parte dell’opinione pubblica e le condizioni di vita, determinando una economia basata sul debito e non solo. Si è sollecitato e favorito l’apporto del capitale straniero per incrementare, nelle intenzioni, l’occupazione.

Le conseguenze sulla società si sono dimostrate deleterie in quanto riduce l’incidenza dello stato, lasciando che siano le condizioni di mercato a regolare l’economia. Le vicende dell’Alitalia, dell’Ilva di Taranto sono una delle conseguenze più vistose. A cominciare dagli anni ottanta ed ancora oggi tutt’altro che conclusa, ha arrecato non pochi danni, e opprimendo il sistema sociale basato sul welfare solidale che viene ulteriormente compromesso. Persistendo, sposta ulteriormente la ricchezza verso gruppi organizzati nell’ideologia del neoliberalismo. Ciò drena risorse per consentire una vita decorosa alla parte più debole della società , incrementando di fatto la povertà.
Costoro, nella realtà non sono dei liberisti, sono dei veri e propri speculatori, concentratori di ricchezze al servizio di gruppi che indipendentemente dal sistema di governo (democratico e tecnocratico) vogliono conservare e controllare il potere ad ogni costo.

Sostanzialmente sono come la vecchia classe parassitaria che rappresentava i ceti nobiliari di storica memoria, si propongono in chiave moderna esibendo un finto liberismo, in un mercato senza regole è soggetto alla prevaricazione. Consentendo la concentrazione abnorme di ricchezza se lasciato senza regole che invece, un governo attento alle esigenze comuni, dovrebbe riequilibrare costantemente.

Lo dimostrano la privatizzazione avventata di grandi apparati dello stato, anche sotto forma di concessioni, per arrivare alla sanità, frazionata nella gestione regionale, che è diventare un assalto alla diligenza come sta avvenendo nell’erogazione dei servizi primari. Tali entità, senza scrupoli di sorta ,non esitano anche ad alimentare cruenti conflitti, pur di raggiungere i loro obiettivi. E quale strumento è migliore di una economia di guerra per imporre l’impossibile alle società.
Uno stato che rinuncia a controllare quei settori da cui dipende il benessere di tutti è uno stato tutt’altro che liberale .

Ma quando decisero di creare il cartello della quotazione delle risorse energetiche, collegandoci anche il costo dell’elettricità? Agivano sotto l’impulso del neoliberismo o del liberismo? E quando hanno consentito ad imprese primarie di allocare la sede fiscale in Olanda cosa pensavano di realizzare? Certamente non gli interessi nazionali ma l’aumento dei dividendi degli speculatori. Naturalmente con debita propaganda , le privatizzazioni dovevano diventare più efficienti e conveniente.

Le recenti svolte politiche dimostrano che il “neoliberismo”, è riuscito a portare alla rappresentazione del potere, gran parte di coloro che già in passato ne dettero ampia prova di come uno stato può diventare una prateria di scorribande.

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Francesco Giannattasio

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