‘Ndrangheta, l’impresa alessandrina che va a gonfie vele

Il titolo è forte, lo so. Ma la speranza è che vi faccia aprire gli occhi, rizzare le orecchie e leggere l’articolo. Perché la nostra Provincia è terreno fertile da tempo per la criminalità organizzata, e la  ‘ndrangheta in particolare è l’impresa più fiorente in questo settore particolare, nonostante i colpi della magistratura. Non lo diciamo noi, lo dice (per l’ennesima volta) la direzione nazionale investigativa antimafia nella sua relazione semestrale al governo. 

La provincia di Alessandria è terra di mafia, qui la criminalità organizzata ha radici profonde e forti legami con il mondo imprenditoriale e politico. Lo dicono le numerose indagini che hanno coinvolto il nostro territorio.

…”troppi chierici volenterosi”

Il Procuratore Generale di Torino Francesco Enrico Saluzzo

Significative le affermazioni del Procuratore Generale di Torino, Francesco Enrico Saluzzo, riportate nell’ultimo rapporto della Dia. “…La mafia è accanto a noi, come hanno dimostrato i processi (quasi tutti conclusi con sentenze di condanna, ormai definitive, in una percentuale, rispetto al numero delle assoluzioni, cha costituisce l’unico strumento di verifica della correttezza e della efficacia delle ipotesi coltivate e consolidate) che si sono celebrati nel mio Distretto e che, mattone dopo mattone, la Procura della Repubblica di Torino ha avviato fin dagli anni ’80 (…) e che poi in questi ultimi anni hanno mostrato plasticamente la geografia mafiosa a livello regionale, resa possibile anche dalla complicità, dalla collusione, dalla indifferenza, dal silenzio di tante brave persone piemontesi che, dal fare affari -tanti, troppi chierici volenterosi- al subire silenziosamente, al voltarsi dall’altra parte, hanno consentito la sempre maggiore penetrazione nel tessuto sociale, imprenditoriale, commerciale del nostro territorio. Non credo che si vorranno contestare le sentenze definitive di condanna che hanno riconosciuto le fattispecie associative mafiose (vero è che il giudicato sta diventando così debole, per gli innumerevoli istituti che consentono di metterlo in discussione) per affermare che ormai la mafia “è vinta”, che essa non è più la stessa di anni fa (un mantra che non tiene conto della capacità di essa, nelle sue quattro articolazioni fondamentali di adattarsi, “gattopardescamente” alla mutata realtà e di cambiare settori di intervento, sempre prediligendo quelli maggiormente remunerativi ma mutando anche il “cavallo“ del potere più funzionale al mantenimento della propria influenza). La mafia non è vinta, la si può “vincere”, anche se questo è un compito che non appartiene (almeno, non solo) ai magistrati, ma a tutte le articolazioni dello Stato”.

Le inchieste

L’ultimo rapporto Dia decida molto spazio alla nostra provincia. Sono molte le azioni investigative e giudiziarie che confermano la presenza della ‘ndrangheta. Già 12 anni fa,  nel 2011, con l’indagine “Alba Chiara”, era stata individuata la locale del basso Piemonte, con sede proprio a Novi Ligure; nel 2016, con l’operazione “Terra di Siena – Alchemia”, in Liguria e nella provincia di Alessandria, è stata accertata l’infiltrazione della cosca Raso-Gullace-Albanese nei sub-appalti già aggiudicati per la realizzazione del Terzo Valico dei Giovi. 

In provincia, con l’indagine “Platinum DIA – stupefacenti”, è stata anche individuata una delle basi operative e logistiche dalla cosca Giorgi, intesi Boviciani, di San Luca (RC) utilizzata per le attività di traffico internazionale di droga. 

A Ovada gli “investimenti immobiliari”

Il 16 luglio 2022, la Dia esegue   un’ordinanza di custodia cautelare a carico di un imprenditore residente ad Ovada nell’ambito dell’operazione “Planning”, sempre condotta dalla DIA e dalla Guardia di finanza, in quanto ritenuto responsabile  di associazione mafiosa finalizzata alla commissione di trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego di capitali illeciti. 

Significativo l’interesse della ‘ndrangheta su Ovada: un interesse di tipo prettamente immobiliare. L’arrestato, assieme ad un complice, aveva acquistato i terreni destinati alla successiva edificazione di un centro commerciale e, in qualità di garante dei flussi finanziari controllati tramite un’impresa nella disponibilità sostanziale del complice, avrebbe soddisfatto anche le aspettative della ‘ndrangheta infiltrata nella gestione dell’investimento immobiliare. 

Ad Alessandria

Il 22 dicembre 2022, con decreto emesso dal Tribunale di Torino – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta del Direttore della Dia, è stata disposta l’applicazione, per la durata di un anno, della misura di prevenzione dell’Amministrazione Giudiziaria  a carico di un’azienda avente sede legale ad Alessandria il cui dominus, imputato nel processo scaturito dall’operazione “Borderline” per tentata estorsione ai danni di due professionisti, è stato condannato in primo grado a 5 anni e 8 mesi di reclusione ed è ritenuto legato ad ambienti criminali e consorterie mafiose di elevata pericolosità.

Non solo ‘ndrangheta

Ma anche nell’ultimo rapporto, come nei precedenti, si segnala che nella nostra provincia non operano solo le mafie italiane. Risultano operative anche organizzazioni composte da soggetti di origine africana ed albanese dedite al traffico di stupefacenti ed alla prostituzione.  La criminalità di origine romena è attiva, per lo più, nel settore dei furti. 

La confisca di Casal Cermelli

Significativo il sequestro avvenuto il 12 agosto 2022, a Casal Cermelli.  Sono stati confiscati 8 beni immobili, 2 veicoli, 2 compendi aziendali operanti rispettivamente nel settore immobiliare e in quello delle pulizie, nonché 18 rapporti finanziari, per un valore complessivo di 1 milione di Euro, nei confronti di un imprenditore dedito alla gestione delle cooperative di pulizia, tra l’altro, già condannato nel 2019 per estorsione aggravata55 unitamente ad altri soggetti.

Clicca qui per scaricare l’ultimo rapporto della Divisione Investigativa Antimafia

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andrea vignoli

Giornalista, scrittore, insegnante.

3 commenti su “‘Ndrangheta, l’impresa alessandrina che va a gonfie vele

  1. Circa 11 anni fa, era il 2012, un gruppo di facinorosi nullafacenti, come spesso venivamo descritti, aveva messo in guardia chi amministrava la città sul rischio mafia nei cantieri del terzo valico. Anzi, dirò di più, sul fatto che il terzo valico fosse un’opera progettata e studiata proprio per favorire la mafia: movimenti terra dell’ordine delle centinaia di chilometri di trasporto, cave da riempire insomma tutto ciò che in questo paese è gestito direttamente dalla mafia.
    Tutte le forze politiche, eccetto i 5 stelle, hanno spinto per la realizzazione dell’opera: un bel “mea culpa” sarebbe gradito seppur inutile…..

    1. La presenza della criminalità organizzata in Provincia è documentata ben prima dei lavori del terzo valico, per cui non si può certo dire che sia stato il terzo valico ad attirarla.
      È vero che c’è stato un sentivo di infiltrazione, così come è vero che è stato scoperto. C’erano mille motivi per dire no al terzo valico, e quello dell’infiltrazione mafiosa era quello che mi ha lasciato sempre molto perplesso. Come si fa a dire “non facciamo le grandi opere che attirano la mafia”? Questo significa dire che la mafia ha vinto, e che l’unico modo che abbiamo per difenderci è non fare nulla.
      Il ragionamento grandi opere-mafia è da un lato ovvio (la mafia va dice ci sono i piccioli, al nord come a sud) e dall’altro molto pericoloso. Arriveremo ad un giorno in cui non rifaremo più neppure l’asfalto delle strade, perchè se no arriva la mafia? Questa non è lotta, è resa.

      1. La questione è che l’opera è stata progettata e gestita in modo da favorire l’infiltrazione delle cosche. Poi, come tu ben sai essendo uno dei pochi rappresentanti della sinistra che si è almeno degnato di ascoltare, le ragioni del no sono altre, basti pensare alla trasformazione che la logistica avrà nel prossimo decennio con l’avvento dei Tir elettrici (in Germania c’è l’autostrada che attraversa il paese con una corsia dedicata solo a loro) che non dovranno seguire percorsi obbligati su rotaia ma potranno muoversi liberamente.

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