Ospedale di Tortona: il vecchietto, dove lo metto? 

Ritorno sull’argomento affrontato alcune settimane fa perché il tema ospedale nel nostro territorio è  prioritario, tenuto conto della popolazione e dell’attuale offerta sanitaria pubblica. È ovvio che la battuta del precedente articolo era provocatoria, riprendiamola: “avere l’ospedale sotto casa è bello ma,se non funziona, meglio chiuderlo..”

I conti vanno fatti con la realtà quotidiana. 

Il nostro Distretto Sanitario di Tortona, che ospita anche l’ospedale, è formato da una quarantina di Comuni per un totale di circa 70 mila persone, per lo più anziane; il Distretto novese è simile. Chi legifera in materia sanitaria è la Regione, quindi, è lì che vanno concentrati tutti gli sforzi per incidere su eventuali soluzioni.
È sicuramente una scelta della Politica!
Così come è palese che non possiamo avere un’ospedale in ogni realtà com’era una volta.

Di conseguenza è fondamentale unire le forze istituzionali della bassa Valle Scrivia, assieme alle organizzazioni sociali presenti nel territorio e quindi le Organizzazioni Sindacali Confederali, per ottenere dalla Regione dei Pronto Soccorso o presidi sanitari efficienti in grado di diagnosticare e indirizzare i pazienti ai luoghi di cura idonei, per dare alle persone ciò che è un diritto sacrosanto: essere curati!
Sapete dove è finito il paziente dell’episodio illustrato la volta precedente (vedi link all’articolo in fondo)? In Lombardia, in un ospedale: reparto neurologia per i dovuti accertamenti; dimesso dopo alcuni giorni.

Ora può essere che tra Tortona e Novi non vi sia un reparto di neurologia dove accogliere e monitorare pazienti con i sintomi raccontati?

Stiamo parlando di un territorio abitato da oltre 130 mila persone, ripeto, per lo più anziane, quindi con una frequenza quotidiana di pazienti con quei sintomi, ai pronto soccorso delle due città.
Nulla quindi verso il personale sanitario ma, verso la politica e chi organizza il lavoro c’è molto da dire.

A meno che dopo i 70 anni non sei più una persona di cui lo Stato deve prendersi cura ma, siccome pria o poi devi morire, ti parcheggio in una struttura per la continuità assistenziale,ovviamente di notte ti lego ( ma la contenzione non è vietata? ) – forse manca personale? E poi si vedrà. 

Ecco, questi i fatti nudi e crudi, so di essere impertinente ma, il guaio è che tutti i giorni registriamo casi di questo tipo ed è ora che l’argomento venga affrontato con la priorità dovuta, senza preconcetti, ma nemmeno la rassegnazione deve prevalere: abbiamo lavorato, versato fior fiori di contributi previdenziali ed assistenziali è un nostro diritto essere curati a casa nostra, dalla sanità pubblica, perché è possibile! 

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Silio Simeone

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