Supereroi  

Ennio, Sandra ed io ci siamo conosciuti a scuola. Ennio era bravissimo in Storia. A volte, la maestra non riusciva a farci memorizzare qualche episodio, ricordo per esempio: ”la ribellione dei Gracchi”; allora, affidava a lui il racconto che diventava subito, attraverso le sue parole, la novella più interessante che poteva esserci.

Eppure, la Storia della nostra nazione, quella più recente non si studiò alle elementari, fuggevolmente alle medie e con qualche data in più, nelle superiori. Quella Storia ci poteva svelare delle cose sorprendenti. Alcuni di questi episodi li ho potuti leggere in un libro, “Monello” scritto durante la pandemia del 2019, da Salvatore Sacco, il marito di Sandra, genero del partigiano Monello al secolo Felice Coscia.  Il primo ottobre 1944, il padre di Ennio, Pietro Mantellini, con altri partigiani della Brigata Martiri della Benedica partecipò all’assalto di un treno tedesco, da giorni fermo alla stazione di Novi. L’azione falli e proprio lui rimase ferito e venne imprigionato nell’attuale caserma Giorgi. Il suo destino pareva segnato: torture per estorcere i nomi dei compagni e, sicuramente dopo, la fucilazione. Ma nella stessa notte, Monello, con gli altri ragazzi del Novi, scalzi per non fare rumore, sequestrarono i carcerieri e liberarono Pietro, detto il Boia, che si salvò dalla morte o dalla deportazione. La conoscenza di questi fatti non è stata semplice, non c’era una memoria scritta, solo il racconto orale del partigiano Nito che aveva partecipato a quella liberazione. Si, Monello non ne aveva mai parlato prima con nessuno e Nito lo raccontò negli anni ’80.  

Mio padre, Salvatore Borra, caporal maggiore nell’esercito italiano, alla fine del servizio di leva passò direttamente al fronte di guerra greco-albanese, venne imprigionato, in Grecia, dai tedeschi e deportato nei campi di lavoro e, piuttosto di combattere a fianco di Hitler,  preferi il freddo e la fame del lager. Quando gli americani liberarono il campo, con un compagno di baracca, decise di tornare a casa subito in bicicletta. Indossò un paio di scarponi robusti ed attraversarono il passo alpino per giungere a Milano. Lui, ridotto a 40 chili di peso caricò sulla sua bici il compagno che aveva i piedi congelati. Non aveva indossato gli scarponi perché si sentiva più comodo con le scarpe di tela. Da lì, la sua fissa per le scarpe adatte ad ogni evento termico e questa vicenda la raccontò anni dopo, solo di sfuggita, a me e mia sorella Nadia per convincerci ad acquistare calzature adatte all’inverno anziché deliziose scarpine leggere. Non si vantò mai di questa impresa degna di un supereroe. Di questo sentimento, l’essere schivo da ogni riconoscimento, si è reso conto più volte Salvatore Sacco, lo scrittore. Nei protagonisti della liberazione e nei prigionieri dei nazisti non c’e’ mai stata la consapevolezza del valore delle loro azioni e del loro altruismo anzi questi personaggi hanno vissuto il senso di colpa dei sopravvissuti. Forse per questo non volevano raccontare o forse perché il dolore offuscava loro il ricordo. Loro ce l’avevano fatta ed i loro amici e compagni no.

Salvatore Borra, mentre legge la Divina Commedia.

Addirittura, gli IMI, che ritornavano a casa, venivano insultati dai parenti dei deceduti ed indicati come collaborazionisti. Gli studiosi sostengono addirittura che questo senso di colpa passa a noi figli per sparire nella terza generazione. I nostri padri non erano politicizzati ma si ritrovarono a lottare dalla stessa parte. Avevano in comune delle origini semplici, famiglie di umili origini ma dignitose che sapevano distinguere il valore della libertà contro i soprusi delle squadracce, l’ingiustizia delle leggi razziali e quanto di aberrante portò il fascismo: torture, stragi di donne, bambini ed anziani inermi. Alla fine della guerra scelsero di tornarono al loro lavoro umile ma onesto. Dobbiamo essere fieri di loro e riconoscenti a coloro che ci hanno raccontato la loro epopea.

Il dopoguerra in Italia ha liquidato un po’ troppo in fretta le ragioni della resistenza. I liberatori avevano comunque paura che il blocco comunista potesse inglobare anche l’Italia attraverso i gruppi di partigiani comunisti che avevano partecipato in modo massiccio e più organizzato alla Resistenza. Nel 1973 il colpo di stato in Cile è assurto a simbolo della guerra fredda e dell’ingerenza degli Stati Uniti nelle questioni interne dei paesi dell’America Latina.  Pare che dietro al caso Moro nel 1978 ci fossero, a dare una mano alle BR, anche i servizi segreti americani. Oggi il mondo non è più diviso in due blocchi. 

Facciamo parte di una Europa che può contare nel nostro mondo futuro. Bisogna, oggi più che mai, riconoscere i veri democratici dagli avidi di potere. La nostra libertà non è piovuta dal cielo.  

Quanti supereroi ci sono stati nella lotta contro la dittatura fascista e l’occupazione nazista. Non posso dimenticare l’anziano partigiano Ciapajef (vedi video in fondo), scampato al rastrellamento della Benedicta che, probabilmente per le ragioni che accennavo prima, decise di raccontare la sua esperienza dopo 70 anni di silenzio. Si fece intervistare per donare alle generazioni future ciò che aveva affrontato nella lotta armata. Nel suo ricordo non c’era la soddisfazione per la vittoria perché funestata da troppi morti, umiliato dall’ arroganza di burocrati ottusi e dall’impossibilita di ottenere giustizia in un paese che aprì solo nel 1994 l’armadio della vergogna. Si, in parte la nostra generazione è stata scippata della sua Storia ma si può porre rimedio a questo furto di identità.  

L’ANPI, ISRAL, l’associazione memoria della Benedicta ha raccolto in questi anni tutto il materiale possibile per documentare i fatti storici. Nessun negazionismo è possibile. Andiamo a leggere, andiamo a vedere i filmati e le testimonianze raccolte e ridiamo valore alla giovinezza di quei giovani sacrificata per la nostra libertà. Oggi si registra una “Fuga dalla libertà “perché come prefigurava Erich Fromm già nel 1941, è spesso più facile abbracciare i totalitarismi, i fanatismi religiosi, non votare perciò non decidere, affidarsi alle decisioni di altri anziché destreggiarsi tra le inquietudini, i dilemmi in cui le scelte potrebbero farci precipitare. Non disperiamo, ragazzi, abbiamo avuto dei padri, dei nonni e bisnonni supereroi, ce la possiamo fare! 

L’ultima intervista al partigiano Ciapaiev

2 risposte a “Supereroi  ”

  1. Avatar Marco Rossi
    Marco Rossi

    Grazie per questa testimonianza alla signora Borra. Bisognerebbe rendere più consapevoli i giovani e tutti coloro che hanno la memoria corta, specie quella storica, a ragionare su quanto hanno fatto queste persone per la libertà del proprio paese. Quella libertà che purtroppo ai giorni nostri è diventata egoismo, stupidità ed arroganza.

  2. Avatar Francesca
    Francesca

    Molto bello e intenso. Grazie.
    Continuando la tua riflessione credo che nessuno, a nessun livello e di nessuno schieramento, dovrebbe mai farsi sedurre dalla semplicità di incasellare tutto e tutti secondo schemi precisi e assolutòri. Gli esseri umani assumono in sé una vasta gamma di colori e sentimenti e aspirazioni, tanto più simili quanto più legittimi e oggi, nella memoria vivida di ieri, credo sia fondamentale guardarsi tutti negli occhi in cerca di ciò che ci accomuna e sfrondare i motivi di contrasto, risentimento e ostilità una foglia alla volta, come si fa coi carciofi per trovarne il cuore tenero e prezioso.
    Spogliarsi dei retaggi divisivi per rinascere a nuova vita in una società più umana, autentica, è accettare la via difficile – difficilissima – della comprensione. A questo sono chiamati i supereroi modesti della nostra per le nuove generazioni. Ne abbiamo? Voglio sperare di sì, altrimenti non usciremo mai dalle logiche di contrapposizione, antagonismo e guerra…
    Buona domenica Vilma, amica carissima.

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Vilma Borra 

2 commenti su “Supereroi  

  1. Grazie per questa testimonianza alla signora Borra. Bisognerebbe rendere più consapevoli i giovani e tutti coloro che hanno la memoria corta, specie quella storica, a ragionare su quanto hanno fatto queste persone per la libertà del proprio paese. Quella libertà che purtroppo ai giorni nostri è diventata egoismo, stupidità ed arroganza.

  2. Molto bello e intenso. Grazie.
    Continuando la tua riflessione credo che nessuno, a nessun livello e di nessuno schieramento, dovrebbe mai farsi sedurre dalla semplicità di incasellare tutto e tutti secondo schemi precisi e assolutòri. Gli esseri umani assumono in sé una vasta gamma di colori e sentimenti e aspirazioni, tanto più simili quanto più legittimi e oggi, nella memoria vivida di ieri, credo sia fondamentale guardarsi tutti negli occhi in cerca di ciò che ci accomuna e sfrondare i motivi di contrasto, risentimento e ostilità una foglia alla volta, come si fa coi carciofi per trovarne il cuore tenero e prezioso.
    Spogliarsi dei retaggi divisivi per rinascere a nuova vita in una società più umana, autentica, è accettare la via difficile – difficilissima – della comprensione. A questo sono chiamati i supereroi modesti della nostra per le nuove generazioni. Ne abbiamo? Voglio sperare di sì, altrimenti non usciremo mai dalle logiche di contrapposizione, antagonismo e guerra…
    Buona domenica Vilma, amica carissima.

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