Cosa ci hanno lasciato

I Presidenti della Repubblica francese, solitamente, regalano a Parigi un segno tangibile della loro grandezza. Iniziò Charles De Gaulle: sotto il suo mandato furono gettate le basi per l’imponente progetto urbanistico della Défense. George Pompidou, invece, volle donare alla città un grande centro culturale, sito nel quartiere del Beaubourg; numerose furono anche le opere lasciate da Françoise Mitterand.

In una recente conferenza stampa, l’ex Sindaco Cabella ha annunciato che ci farà conoscere, via web, i fasti della sua era. 
Si resta in attesa e, porgendo distinti saluti, ci si permette di segnalare quella che può essere considerata l’opera prima, la più significativa, dell’epoca Cabella. 

L’installazione si può ammirare in via Paolo da Novi, ad imperitura memoria del suo, seppur breve, passaggio a palazzo Pallavicini e a palazzo Dellepiane. Ordinata dall’allora fido scudiero Accili – ora soprannominato Hiroo Onoda – che qualcosa pure ha fatto, fautore del suo programma del “turismo più turistico”. L’opera è di autore sconosciuto, il quale però, involontariamente, fin dalle origini della Giunta di centro-destra, con un colpo di genio (i francesi direbbero con “un trait de génie”) ha saputo immortalare con il suo manufatto lo stato comatoso in cui, fin dagli esordi, versava quello che avrebbe dovuto essere il governo cittadino.

L’incompresa installazione artistica in via Paolo da Novi

Un noto critico d’arte, che ha voluto, a giusta ragione, rimanere anonimo, ha, a suo tempo, così recensito l’opera: “Struttura metallica in moderni “tubi Innocenti”, ovvero giunti di acciaio inventati da Ferdinando Innocenti nel 1934, che hanno consentito la costruzione di gran parte dei capolavori dell’ingegneria italiana del Novecento, e quella di cui si parla nel nuovo secolo. Alla base del “monumento” sono posti grandi blocchi di cemento (anche chiamati mattoni in cemento, a forma di parallelepipedo, impiegati nell’edilizia per erigere muri), che fanno da contrappeso. L’intera opera è stata realizzata allo scopo di sostenere il muro di cinta pericolante di palazzo Dellepiane (la seconda sede del Municipio). Quest’ultimo documenta due distinte fasi di costruzione: il nucleo più antico, contraddistinto da chiare influenze genovesi, che confina con via Paolo da Novi, e l’ampliamento, eseguito intorno alla metà del secolo XVIII, che si sviluppa sul fronte piazza. Sulla via sopra citata è stata ora collocata la moderna opera d’arte, realizzata da anonimo. Quest’ultima, con preveggenza e lungimiranza artistica, sta a significare il sostegno di cui la Giunta ha bisogno per tirare a campare. L’importante opera è anche diventata ricettacolo di rifiuti, che non vengono rimossi a monito e scopo educativo per i cittadini, i quali devono comprendere che la cosiddetta “rumenta” va depositata negli appositi contenitori. Irrilevanti sono le proteste degli abitanti della zona, che chiamano sporcizia quel simbolico artistico deposito, dimostrando di non capire nulla dell’arte contemporanea”. Nel tempo l’opera è stata anche adornata da vegetazione spontanea.

Bastiano, parafrasando un modo di dire, un tempo riferito a via Cavanna, un paio di anni fa aveva comunicato agli amici: in via Paolo da Novi “u ghè nà cà-ca mola, i gàn misu in puntelu, si-gu-lasa…”*; pare che, nei primi giorni di questo mese, abbia aggiunto, “oura han rancà è puntelu”* (come si dice, ogni riferimento a persone e cose realmente accadute è puramente casuale).

Cabella, inoltre, ci ha lasciato la riapertura del Teatro Marenco (da non confondersi con Spinetta Marengo). Significativamente, e con gesto di grande maestria, dopo aver tolto la polvere dal pavimento ha inserito la chiave nella toppa, riaprendo al pubblico la struttura. Nella felice occasione si è registrata solo una lieve mancanza, ossia la comunicazione alla cittadinanza tutta che l’amministrazione Cabella non si era affatto adoperata per il recupero del teatro, ma che tale recupero era frutto del lavoro di anni di chi la aveva preceduta, anzi, che era stato uno dei più recenti e grandi investimenti promossi a Novi in tema di cultura. Forse l’ex lo ha ritenuto un dettaglio trascurabile, così come il buon funzionamento del teatro medesimo, considerato che quest’anno, ossia pochi mesi dopo la sua apertura, in bilancio, colpito e affondato dagli stessi amministratori, non si erano trovati quattrini sufficienti per allestire la successiva stagione teatrale.

Tra le pregevoli eredità lasciate, non si dimentichi altresì l’aumento dell’IMU e l’ingiustificato, per non dire illegittimo, aumento della tassa rifiuti.
Ma, per ora, ci si ferma, qui.

Buone vacanze

Buone vacanze e buon riposo per colui che, fino alle ore 9:00 (minuto più, minuto meno) del 1° luglio scorso era Sindaco della città e che il giorno precedente, anticipando la vigilia della festa patronale, ha regalato ai novesi un grande spettacolo pirotecnico (“fulgari” in novese), mai visto in città dai tempi di Garibaldi. 
Memorabile, in particolare, l’ultimo “fulgaro”, quello del giorno successivo, appellato“dura minga”, che ha affondato “baracca e burattini”. Anche questa ultima rappresentazione non si vedeva fin dai tempi dei garibaldini.
Ora Cabella, da buon nonno, potrà dedicarsi all’amato nipote, tirandogli di tanto in tanto, meritatamente, le orecchie. Insieme potranno trascorrere le loro giornate in stazione per vedere transitare i treni, soprattutto quelli persi. La sera potrà raccontargli la favola di colui che voleva, con gli amici al bar, cambiare il mondo, ma che rimase con un pugno di mosc…oni in mano; ma forse, erano moschini. 

Buone vacanze a colui che è transitato, per un soffio di tempo, all’Assessorato al Bilancio, non riuscendo a realizzare il documento contabile, in quanto il tempo era scaduto e non gli sono stati concessi tempi supplementari. Pare che, dopo il soggiorno in Grattarina, il giovine dalle belle speranze si sia posizionato lungo le sponde della Scrivia, lato novese naturalmente (“prima i novesi”), assorto in un unico pensiero (da non confondersi con il pensiero unico): “Non l’avevano fatto loro, e ora incolpano me”; talora, il mono pensiero si alterna a ricordi festaioli olandesi. Gli tiene compagnia Calimero, pulcino nero, che ripete: “è un’ingiustizia però, ce l’hanno tutti con… te!”.
Buone vacanze a chi è tornato alle spiagge del mare a sud di Novi, ovvero a quelle di Genova, all’uomo che voleva far preparare il gagliardetto per festeggiare i cento anni dello scudetto della Novese, senza ricordare, però, la data dell’anniversario. Dalla spiaggia controlla, via web, la situazione novese e pensa: “Tornare indietro non si può, dubito di poter andare avanti”.

Mancheranno le sue lenzuolate in via Girardengo, quelle dedicate alle Fiere di Cambio, che hanno fatto parte, queste sì, del suo Pensiero Unico negli anni scorsi e, che forse, faranno parte del suo curriculum. Pare sia rimasto deluso avendo scoperto che in spiaggia non si può portare la fascia tricolore (l’oggetto resta profondamente nei suoi pensieri e, soprattutto, nei suoi desideri). 
Non si è in grado di elencare opere di altri Assessori della ormai scomparsa Giunta Cabella … non se ne è trovata traccia, ma si augura buone vacanze anche a loro.
Va in vacanza anche il Malalingua… chissà se tornerà…

Il Malalingua

*Nota: Bastiano, un paio di anni fa, aveva detto: “In via Paolo da Novi c’è una casa pericolante (in dialetto ca-cà mola, da non intendersi come cacca molle), hanno messo un puntello per sostenerla, se lo lasciano… (in dialetto si-gu-lasa, da non intendersi come una grossa cipolla)”. Ha poi aggiunto, ai primi di luglio, “ora hanno tolto il puntello”, ma la locuzione dialettale usata: rancà”, ovvero tolto in maniera brusca, è, indubbiamente, più consona agli eventi.

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il Malalingua

3 commenti su “Cosa ci hanno lasciato

  1. Cominciamo con qualche piccola rettifica. Si scrive François Mitterrand. Non ‘Françoise’ che è femminile.

    Refuso tipografico o scarsa familiarità con la lingua d’oltralpe? Fate voi.

    Ora, molti potrebbero aver qualcosa da ridire sulla mia pignoleria ma, che volete farci, in quanto a pedanteria e filippiche il Signor Malalingua – nomen omen – non è secondo a nessuno, per cui, ogni tanto, se le va proprio a cercare.

    Dopo un lungo preambolo egli se la prende con una indecorosa impalcatura in via Paolo Da Novi, per finire (ancora?!) sul recupero del Teatro Marenco e su altre amenità intorno alle quali è solito indugiare con continue citazioni e calembour mutuati dal dialetto novese.

    Ma, va detto, i polemisti – e i politicanti – hanno la memoria corta.

    Tornando sul punto, non ricorda il Malalingua che un Sindaco del PD fece costruire davanti all’ingresso della sede comunale in piazza Dellepiane una passerella per disabili fatta di legno di infima qualità, in stile rusticano e più adatta ad un villaggio del far west americano che non alla ‘turistica’ Novi Ligure.

    Aveva quest’ultima carattere di precarietà, ma fu sostituita con quella definitiva in ferro solo molti anni dopo. Morale della favola: la provvisorietà permanente è figlia di un’indolenza che è patrimonio comune degli amministratori novesi, siano essi di destra o di sinistra.

    Veniamo al Teatro. Concordo sul fatto che il recupero dell’edificio sia stato il frutto del lavoro delle precedenti amministrazioni.

    Ma anche qui bisogna raccontarla tutta. E raccontarla bene.

    Il restauro del Teatro Marenco ebbe inizio nel 1979. Avete capito bene: 1979!
    Per rivederlo in funzione abbiamo atteso fino al 2021.

    Gli autoreferenziali amministratori di sinistra, che rivendicano molti meriti, dovrebbero ricordare a tutti, soprattutto a se stessi, che hanno impiegato 42 anni per un restauro che ne avrebbe richiesto non più di sei/sette.

    Credo che ciò sia dovuto al fatto che alla continuità dei governi locali non corrisponde quasi mai una continuità di programmi ed obiettivi.

    Un esempio emblematico fu l’acquisto negli anni 70 del Palazzo Dellepiane per adibirlo a sede degli uffici comunali; i lavori di restauro sono ancora a metà strada.

    Altro che impalcatura in via Paolo Da Novi.

    Conclude la filippica, il Malalingua, con un ultimo latrato contro l’aumento dell’IMU e della Tari, come se negli ultimi tre lustri i contribuenti novesi avessero vissuto in un’isola di pace. Basta guardare le tariffe della Tari del 2010 e quelle del 2020 per convincersi del fatto che esse sono aumentate di molto e che nessuno, tra i politici novesi, tanto meno il nostro Malalingua, ha la verità in tasca.

    Conclude il nostro sparando qualche mortaretto all’indirizzo di nonni e nipoti.

    La cosa non mi è ben chiara, comunque mi pare che vada già un po’ troppo sul personale.
    Che ce ne cale? A che serve? Non è acqua passata?

    Mi avvio a concludere: Signor Malalingua, Lei qualche numero ce l’avrebbe anche. A volte quello che scrive mi diverte, ma non sempre.

    Provi a passare ad altro, come ad esempio tentare di abbozzare un progetto di città, di guardare ad un futuro per Novi, interpretare i bisogni dei suoi concittadini facendo leva sulla Sua capacità di ascolto; tiri fuori qualche idea, se può.

    Alla Redazione de ‘Il Moscone’ rivolgo un invito sincero a correggere un poco il tiro.

    Alla voce ‘Chi siamo’ avete scritto che esso è uno spazio di riflessione, approfondimento, opinioni e dibattiti su politica, cultura, economia e società.

    Aggiungerei che potrebbe diventare uno strumento prezioso per aprire un dibattito sulle cose da fare, un catalizzatore di idee, un raccoglitore di proposte e contributi per la città.

    Questa incessante contrapposizione tra sinistra e destra mi ha stancato. Occorrerà cominciare ad annusarsi l’un l’altro, iniziare a dialogare partendo da quelle poche cose sulle quali non sia troppo difficile trovare un accordo.

    Tutto il resto è fumo. E la Città muore.

  2. L’opera d’arte “impalcatura in Via Paolo da Novi”, potrebbe anche essere un “falso d’autore”, in quanto non firmata dallo stesso, ovvero con un “selfie”…

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