(52–45=7) (29+4=33) (45-33= -19)

Dal titolo dell’articolo, il lettore benevolo potrebbe intendere che lo scrivente stia dando i numeri, e chi benevolo non è potrebbe, a sua volta, trovare conferma di quanto pensa da tempo, ossia che l’estensore delle riflessioni sabatine sia affetto da alzheimer galoppante.

Nulla di ciò. Non si tratta di numeri da giocare al Superenalotto, né tantomeno di alzheimer (si comprende la delusione di chi già sperava); si tratta invece di dimostrare che la matematica non è un’opinione. 

La prima occasione è data dall’annuncio che il CIT (Consorzio Trasporti Novese), azienda di trasporto già pubblica e oggi privatizzata, assumerà quattro nuovi dipendenti a tempo determinato e, probabilmente, acquisterà nuovi mezzi per migliorare il servizio. Indubbiamente una buona notizia, che pone fine al tormentato iter dell’azienda di trasporto pubblico, in odore fallimento fino a poco tempo fa; forse un’inversione di tendenza, assai ben accolta.

Tuttavia, non quadra l’esultanza dei leghisti nostrani, che hanno salutato l’evento con il seguente annuncio: “C’è chi avrebbe fatto fallire, noi invece facciamo assumere”.

Dunque, veniamo ai numeri. Il Cit ante privatizzazione contava 52 dipendenti; un piano di ristrutturazione aziendale, ante Cabella, ne prevedeva soltanto 45, ma, dopo le alterne vicende regnante la Giunta cabelliana e dopo la privatizzazione, l’azienda ne contava soltanto 29, ai quali ora vanno aggiunte le nuove quattro assunzioni a tempo determinato (sempre meglio di niente).

Ordunque: se la matematica non è un’opinione, il CIT è passato da 52 dipendenti a 29, ovvero a 23 dipendenti in meno. Con l’assunzione di quattro unità (con rapporto di lavoro precario, quindi non definitivo), il saldo negativo è di 19 unità.

Ricordiamo a chi avesse memoria corta che i lavoratori, ripetutamente e insistentemente, avevano chiesto la salvaguardia dei livelli occupazionali e questo, sempre se la matematica non è un’opinione, non pare sia avvenuto.  Ci si rende conto che, durante i diversi passaggi della sofferta procedura di privatizzazione, si sia verificata una “emorragia” di personale, ovvero che qualche dipendente abbia trovato un’altra occupazione ed il numero degli impiegati sia sceso “spontaneamente”, a causa della situazione di incertezza venutasi a creare sul futuro dell’azienda, per responsabilità di chi non era in grado di decidere. 

Come detto i lavoratori, ripetutamente, sono rimasti inascoltati nella richiesta di garantire i livelli occupazionali nella formulazione del bando di gara per la privatizzazione; appare dunque quanto meno esagerata la sbandierata affermazione dei leghisti secondo la quale loro “fanno” assumere. Assunzioni, si ripete, a tempo determinato, ovvero precarie.

Da cosa è scaturito lo stato di incertezza?
Come si ricorderà, il 3 maggio 2021 era stata portata in Consiglio comunale una delibera, che non aveva avuto l’avvallo dei tecnici responsabili, dal Segretario generale, al dirigente della Ragioneria (colui che il 3 giugno scorso, per usare un eufemismo, è stato sollevato dall’incarico dall’allora Sindaco Cabella), ai Revisori dei conti. Non si trattava di una questione marginale, anche perché di eventuali problemi – ovvero di illegittimità – le persone citate erano tecnicamente e giuridicamente responsabili, eventualmente passibili di richiesta danni.

Tale presa di posizione avrebbe dovuto far riflettere; invece i tecnici sono stati tacciati dall’Assessore – all’epoca Maurizio Delfino – di scarsa collaborazione (sempre per usare un eufemismo). Gli attacchi in questione sono stati virulenti, al punto da costringere l’allora Sindaco, solitamente silente e pacato, ad intervenire in Consiglio comunale per porgere le sue scuse in merito al comportamento dell’Assessore testè citato. 

Tuttavia, qualcuno in seno alla maggioranza aveva riflettutto sull’accaduto, tanto che la Consigliera Francesca Chessa (già Forza Italia, poi Fratelli d’Italia, oggi misteriosamente scomparsa dalla scena politica) aveva manifestato in Consiglio il proprio dissenso. Altri, sempre appartenenti alla maggioranza, sulla vicenda CIT non avevano garantito il numero legale, garantito, invece, da coloro i quali erano all’opposizione della Giunta Cabella.

Va ricordato che nella delibera di cui si sta trattando si annunciava la vendita dell’85% delle azioni del CIT in mano pubblica, quando invece Novi avrebbe potuto (“lo dice il ragionamento stesso”, affermerebbe la Signora Coriandoli al secolo Maurizio Ferrini), soltato cedere le quote in suo possesso. Intanto, inesorabilmente, il tempo scorreva, mentre cadevano nel vuoto i numerosi appelli dei Consiglieri dell’opposizione – poveri illusi – per cercare di superare l’empasse determinata dal dissenso dei tecnici comunali. Non certo una questione di lana caprina …

Dulcis in fundo (ma più che dulcis, amarus) il 14 luglio 2021 la “granitica” maggioranza si è presentata in Consiglio comunale con una nuova proposta, non in grado di approvare, poiché – sempre se la matematica non è un’opinione – all’appello mancavano quattro consiglieri, quindi il numero legale di almeno otto consiglieri non era raggiunto (11- 4 = 7). A seguire, è intervenuto il Tribunale, con rischio di fallimento per il CIT; fortunatamente il Giudice ha accettato il concordato preventivo, la situazione ha preso la strada che si conosce e l’azienda è stata privatizzata.

(10+10)= +20

Sempre per la serie “la matematica non è un’opinione”: se la raccolta differenziata dei rifiuti fosse stata attivata nel 2019, i novesi avrebbero potuto risparmiare in bolletta il 10% già nel 2020; nel 2021, invece, in un momento di grandi difficoltà per le famiglie, la tassa rifiuti è stata aumentata dalla Giunta Cabella di circa il 10%. Totale: +20 (centesimo più, centesimo meno)! Grazie a chi “noi  diminuiremo le tasse”.

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