L’appello: bonifica totale della Solvay

Vorrei fare un appello al ministero dell’ambiente, alla Regione Piemonte, al  comune di Alessandria, all’Arpa, all’Asl e ai  comitati civili.
È un decennio che mi sono trasferita da Ovada, ridente cittadina collinare al confine con la Liguria,a Novi Ligure una cittadina sui 28000 abitanti.

Purtroppo confina, con Spinetta Marengo dove si consuma da decenni un disastro ambientale silenzioso, ma devastante. Le attività industriali dello stabilimento chimico Solvay hanno avvelenato il territorio: suoli, falde, aria. La comunità paga ogni giorno il prezzo di decenni di inquinamento con un tributo altissimo di malattie, dolore e morte,sacrificandosi, per mantenere un posto di lavoro,incuranti della loro vita e quella dei loro cari.
I dati parlano chiaro: un aumento del 75% di mesotelioma pleurici, dell’86% di malattie neurologiche nei bambini, livelli di PFAS nel sangue fuori scala. In questa terra avvelenata, non ci sono solo vittime ambientali: ci sono anche lavoratori, padri e madri di famiglia, che ogni giorno varcano i cancelli della fabbrica, spesso inconsapevoli dei rischi per sé,  per i loro cari e per le persone che vivono nei territori limitrofi.
E allora diciamolo forte e chiaro: bonificare è necessario, ma soprattutto nessuno deve perdere il lavoro.
Bonificare per vivere, riconvertire per lavorare
La nostra proposta è netta: bonifica ambientale completa, riconversione ecologica dello stabilimento e con il massimo aiuto delle sigle sindacali del territorio un ricollocamento garantito di tutti i dipendenti in attività sicure, pubblicamente utili, ambientalmente sostenibili.
Rimozione dei suoli contaminati e trattamento delle acque di falda con tecnologie all’avanguardia (carboni attivi, osmosi inversa, resine).
Barriere idrauliche e monitoraggio continuo dei PFAS, anche in atmosfera.
Messa in sicurezza dell’intero perimetro industriale.
Avvio immediato di un piano di bonifica statale, con tempi certi e fondi pubblici e privati (Solvay in primis).
Nessun licenziamento: tutti i lavoratori devono essere tutelati.
Riconversione industriale graduale, con formazione professionale pagata da Solvay e dallo Stato.
Impiego dei lavoratori nella bonifica stessa: manutenzione, logistica, analisi ambientale, sicurezza, vigilanza.
Riassorbimento in nuove filiere: trattamento rifiuti, energie rinnovabili, economia circolare, manutenzione pubblica, servizi ambientali
Creazione di un polo pubblico di ricerca ambientale su PFAS e inquinanti emergenti, con assunzioni qualificate anche dal bacino Solvay.
Centro diagnostico pubblico per i cittadini contaminati: prevenzione, cure, indagini gratuite.
Coordinamento con università e istituti sanitari per attrarre investimenti e progetti UE.
Un grande progetto collettivo: il Parco della Rinascita
Restituzione alla comunità delle aree bonificate.
Spazi verdi, orti sociali, percorsi didattici, memoria del disastro, futuro di speranza.
Impiego di ex dipendenti anche in attività culturali, didattiche, manutentive e agricole innovative.
Giustizia ambientale e giustizia sociale: due facce della stessa medaglia
Chi contrappone salute e lavoro mente. I cittadini di Spinetta meritano un ambiente sano. I lavoratori meritano dignità, futuro, occupazione stabile. La riconversione ecologica dell’industria non è una minaccia: è una possibilità. Come in Germania, in Spagna, nei Paesi Bassi, anche ad Alessandria può e deve nascere un modello nuovo di sviluppo, dove la fabbrica che avvelenava diventa motore di risanamento e rinascita.
Le istituzioni devono scegliere: o restano complici del disastro, o diventano protagoniste della rinascita. Chiediamo con forza:
l’immediata attivazione di una cabina di regia nazionale con Ministero, Regione, Comune, ASL, ARPA e comitati civici; lo stanziamento di un Fondo per la transizione ambientale e occupazionale di Spinetta Marengo, a carico di Solvay e con contributi statali; la trasparenza assoluta sui dati ambientali, sanitari e industriali.
Conclusione: bonificare, riconvertire, vivere
Questa è la nostra battaglia: per chi si ammala, per chi lavora, per chi nascerà domani in questa terra. Bonificare non è punire. È curare. Ricollocare non è un’utopia. È un dovere.
Noi non ci rassegniamo a vivere nell’inquinamento, né ad accettare che il lavoro debba costare la salute. Noi vogliamo vivere e lavorare. Tutti. In un territorio libero dai veleni.
Robbiano Laura PRC

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Laura Robbiano

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