Non solo Voghera: quando i leghisti novesi minacciavano di imbracciare il fucile

La passione per i leghisti per le armi deve essere forte. Il caso di Massimo Adriatici, l’assessore alla sicurezza di Voghera che martedì sera ha ucciso un extracomunitario in piazza, ci ha fatto tornare alla mente un episodio accaduto 11 anni fa, con protagonista un leghista novese.
Facciamo un salto indietro. Il 29 marzo 2010 il leghista Roberto Cota venne eletto presidente della Regione Piemonte. Il 10 maggio Mercedes Bresso, la sconfitta, presentò un ricorso, contestando varie irregolarità tra cui la raccolta firme della lista “pensionati per Cota”. Ne iniziò una lunga battaglia giudiziaria che si concluse quattro anni dopo con l’annullamento delle elezioni regionali. 

Questo per inquadrare il momento storico. Il 28 giugno 2010 a Torino ebbe luogo una grande manifestazione della Lega – allora ancora Nord – per denunciare quello che secondo loro fu un tentativo di “golpe”. 
La manifestazione torinese ebbe anche strascichi prima novesi, e poi romani. I giornali e le televisioni di tutta Italia ripresero un cartello su cui era scritto “stasera le fiaccole, domani i fucili” in mano ad un leghista novese, tal Maurizio Rinaldi. Al suo fianco, Gian Paolo Cabella, allora dirigente dell’Asl e oggi sindaco di Novi. 

Il caso fece discutere molto, perché il cartello minacciava che se la vicenda fosse proseguita in senso contrario ai desideri leghisti, non avrebbero esitato a sparare. La cosa arrivò in consiglio comunale a Novi. I Consiglieri Francesco Moro e Gianni Malfettani interpellarono l’allora Presidente del Consiglio Comunale Maria Rosa Porta per conoscere la sua opinione in merito. Porta, dichiarandosi contraria ad ogni forma di violenza, precisò di essere stata eletta in una lista civica, seppur appoggiata dalla Lega Nord, e rispose di non poter parlare a nome della Lega Nord.

Il cartello finì anche alla camera dei deputati: l’onorevole del Pd Mario Lovelli, insieme a numerosi altri colleghi dell’opposizione, presentò un’interrogazione al ministro degli interni, ironia della sorte il leghista Roberto Maroni.

«Quanto accaduto deve essere denunciato – dichiarò il deputato novese ex sindaco di Novi– perché non è accettabile che il partito che esprime il presidente della Regione proclami l’uso della violenza evidentemente come minaccia preventiva in attesa delle sentenze della magistratura, né è accettabile che lo stesso presidente e gli altri rappresentanti istituzionali presenti alla fiaccolata non sentano la necessità di dissociarsi. Il ministro dell’interno dovrà dirci cosa pensa del comportamento di qualche “camicia verdepiemontese e quali iniziative intenda promuovere per fare chiarezza sull’episodio».

Non sappiamo cosa rispose Maroni a Lovelli. Ci colpisce oggi vedere di fianco a Rinaldi, con la faccia da “duro”, il mite Gian Paolo Cabella, che però è un cacciatore e quindi di fucili se ne intende. 

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