D’Ascenzi: i numeri sono conoscenza e cultura

Ho letto l’articolo di Casanova che si potrebbe sintetizzare con un’affermazione di Galileo: tutto è numero. È vero, per mitigare il peso dell’emotività, della faziosità o dell’opportunismo intellettuale, per avvicinarci il più possibile all’oggettività delle cose, per poter meglio interpretare il futuro, occorre spesso misurare gli eventi con i numeri e poterli raffrontare con altri numeri. Non esaurisce la comprensione dei fenomeni e non è applicabile a tutto, ma aiuta.

L’articolo mi ha riportato in dietro negli anni. Ero un giovane dirigente della FGCI e poi del PCI e leggevo i bollettini che Beltrame redigeva per la Provincia. A volte andavo anche a parlare con lui direttamente per capire meglio cosa stava accadendo nella nostra comunità. Allora fare politica era anche questo: al tempo delle ideologie si era forse più laici, più propensi a studiare il dato reale di quanto non lo si faccia oggi. Erano i tempi in cui gli occupati dell’industria superavano di poco quelli dell’agricoltura e la crescita dei servizi era agli albori. Non ho dati precisi ma suppongo che le campagne siano passati dal 40 % di occupati al 5, 10% di oggi. E il terziario dal 15 al 60%.

Ma scrivo queste righe non per un rigurgito nostalgico. Al contrario per rilanciare con convinzione un’idea per il futuro che aleggia nell’articolo di Casanova: da tempo credo si avverta il bisogno di un ufficio studi che faccia capo al Comune. Un ufficio che elabori i numeri, che raccolga quelli che ci sono già, che li renda omogenei. Numeri sia interni alle varie sedi amministrative, che relative all’andamento sociale e produttivo della nostra are.

Detta così sembra facile, in realtà sappiamo che non lo è: occorrono risorse sia economiche, che intellettuali e capacità organizzative.  Allora vorrei proporre qualche ideuzza. 

Lo strumento. Fondazione Acos sta svolgendo un ruolo soprattutto nell’organizzazione di eventi culturali. E lo fa bene. Potrebbe rispolverare una delle idee originale per cui era nata: diventare anche centro di ricerca ed elaborazione. Potrebbe organizzare al suo interno un apposito comparto con uno specifico comitato scientifico. Dovrebbe, in associazione con il comune di Novi Ligure, raccogliere adesioni e contributi anche economici dagli altri principali comuni della Valle Scrivia e della Valle Orba; dalle principali imprese della stessa area. Banche e fondazioni bancarie comprese, che possono fornire molti dati utili.
Questo insieme di soggetti definirebbe il piano delle ricerche sulla base di specifiche esigenze.
Abbiamo docenti universitari attivi e altri in pensione che potrebbero collaborare al progetto e definire un metodo di lavoro. Vi sarebbe spazio per professionisti del i vari settori. Potremmo coinvolgere studenti residenti e no che frequentano le numerose e prestigiose università che circondano la nostra zona. In una certa misura anche alcuni degli istituti superiori con cui la Fondazione Acos ha già un rapporto consolidato potrebbero impegnare studenti ed insegnanti interessati. 

Si creerebbe, con il tempo, una piccola agorà intellettuale , composta dai ricercatori, dagli imprenditori, dai rappresentanti del mondo del lavoro, dagli amministratori locali: un centro che, oltre a dare lustro alla città, attirerebbe nuove intelligenze, generando un ciclo virtuoso. 

Certo, c’è anche il rovescio della medaglia, perchè potrebbe svelare la debolezza di coloro che ricoprono ruoli a cui risulterebbero inadeguati, annullando l’alibi di non essere sufficientemente coinvolti. Ma anche questa è trasparenza.

Aver a che fare con i numeri rappresenta sempre una sfida multiforme. Costringe a studiarli, costringe ad uscire dall’approssimazione con cui taluni si cimentano con la politica amministrativa. Crea partecipazione alla cosa pubblica da parte di che li elabora e da parte di chi li riceve. In buona sostanza aumenta il tasso generale di conoscenza e di cultura.

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Mauro D'Ascenzi

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