Casanova: “E se decidessimo di dare i numeri un po’ più spesso?”

Nel corso del mio lavoro, prima in un ufficio studi di un’associazione di categoria e in un secondo tempo all’interno di una società manifatturiera prima e commerciale poi, ho imparato l’importanza del “misurare” ogni fatto, fenomeno, andamento.

Ho implementato sistemi di gestione della qualità, acquisendo e facendo mio lo slogan “Se non lo puoi misurare non lo puoi migliorare”.

Sono stato educato da un grande imprenditore (Nini Paglieri) a testare ogni prodotto, ogni marchio, ogni cambio grafico ma anche ogni soluzione organizzativa e a valutare ogni investimento in termini numerici. Parlando della tendenza del marketing aziendale a esprimersi in termini di “mi piace” o “mi sembra meglio”, ricordava sempre che se si trattava di scegliere secondo buon senso o seguendo l’intuito non aveva bisogno di product manager: ad intuito avrebbe potuto tranquillamente essere lui a decidere, con più esperienza, anche perché sarebbe stato lui alla fin fine il solo a dover sostenere i costi della scelta.

Nel mio nuovo ruolo di pubblico amministratore locale, ho incontrato una certa difficoltà di fronte ad una mancanza di basi numeriche come supporto alle decisioni.  Superato lo scoglio delle urne, quando i numeri contano eccome, ci si scontra con la mancanza di abitudine a obiettivi numerici e in genere alla misurazione.

Un esempio tra i tanti: serve un piano di recupero dell’evasione fiscale o anche solo una previsione di recupero per il bilancio preventivo? Il metodo usato finisce con essere quello dello specchietto retrovisore: una percentuale in linea con gli anni precedenti è una risposta prudente e quindi tranquillizzante per tutti.

Ho passato alcuni mesi a sospettare che dati e informazioni disaggregati a livello comunale fossero diventati difficili da trovare e da produrre. Ho rimpianto i “Quaderni CEDRES” con i quali il compianto Carlo Beltrame forniva a tutta la provincia informazioni demografiche ed economiche di fonti pubbliche e private e anche di diretta acquisizione.

Ho sognato un Ufficio Studi a servizio dei processi decisionali del Comune. Ma questo continuo a sognarlo ancora, tanto più che la coalizione che amministra e di cui faccio parte lo ha indicato come uno dei propri obiettivi di mandato. Poi ho cominciato a guardarmi attorno, scoprendo che di informazioni, a saperle cercare e avendo la volontà di usarle, ce ne sono eccome.

Solo per citare le mie scoperte delle ultime settimane:

  • La regione ha messo a disposizione dati di estremo dettaglio sulla raccolta rifiuti, in termini di quantità per tipologia e di percentuali di indifferenziata. I dati scendono fino a livello comunale e sono un’ottima base per ragionamenti sulle metodologie di raccolta, sul livello civico dei vari comuni, ma anche per individuare le prossime sfide da affrontare (la riduzione alla fonte degli imballaggi in plastica, per citare una).
  • Il Consiglio territoriale per l’immigrazione ha pubblicato il primo rapporto dell’osservatorio sull’immigrazione in provincia di Alessandria, con dati ripartiti per Consorzio, ma in alcuni casi anche comunali, che riguardano i flussi, le presenze, il sistema di accoglienza, il lavoro, i servizi socioassistenziali.
  • L’Osservatorio culturale del Piemonte ha pubblicato in questi giorni il Rapporto 2023 – 2024 “La cultura in Piemonte”, dove possiamo leggere i dati anche degli accessi e dei prestiti della nostra biblioteca comunale e i numeri relativi a tutti i musei inclusi il nostro Museo dei Campionissimi, da valutare (sia i numeri della biblioteca sia quelli del museo) a confronto con le altre biblioteche e gli altri musei minori della regione.
  • Il sindacato bancari FABI ha dato notizia a inizio novembre di un proprio studio sul risparmio dei piemontesi (qui si tratta di dati provinciali, che denotano diversi comportamenti e livelli di risparmio da un’area all’altra della regione).
  • Ancora, in rete si può trovare il Report 2024 di Agenas, presentato a Roma il 23 ottobre scorso, nel quale sono reperibili decine di elaborazioni, anche dettagliate per struttura ospedaliera, riguardanti il monitoraggio e l’analisi delle cure erogate da ospedali pubblici e privati accreditati.

In conclusione: se decideremo di passare dalle impressioni e dalla sola esperienza ad un maggior approfondimento numerico dei fenomeni, qualche supporto lo possiamo trovare già pronto. Altri dovranno essere costruiti secondo le necessità. In ogni caso, ne varrà la pena.

3 risposte a “Casanova: “E se decidessimo di dare i numeri un po’ più spesso?””

  1. Avatar Aimone Vignolo
    Aimone Vignolo

    Bene! Vedo la volontà del fare guardando i numeri e intrecciando più banche dati. Spero sia la volta buona x un cambiamento di sostanza.

  2. Avatar Squadrilli anna maria
    Squadrilli anna maria

    Mi sembra una buona elaborazione dei dati

  3. Avatar Pietro
    Pietro

    Concordo in toto, occorre affrontare l’impegno politico/sociale in maniera oggettiva con approccio “Galileiano” ai temi

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Gianfilippo Casanova

3 commenti su “Casanova: “E se decidessimo di dare i numeri un po’ più spesso?”

  1. Bene! Vedo la volontà del fare guardando i numeri e intrecciando più banche dati. Spero sia la volta buona x un cambiamento di sostanza.

  2. Concordo in toto, occorre affrontare l’impegno politico/sociale in maniera oggettiva con approccio “Galileiano” ai temi

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