L’ultimo Consiglio comunale, tra adempimenti di routine (la variazione di bilancio per prendere atto delle spese elettorali e del relativo rimborso dello Stato), interrogazioni urgenti risolte in commissione da mesi ma che la procedura vuole vengano rispolverate anche in consiglio, vivace dibattito su un tema, i vetri dei lampioni stradali del centro, che peraltro o è tecnico o è meramente estetico (in ogni caso contenuto politico zero), ha avuto a mio parere tre argomenti meritevoli di riflessione seria.
Li passo in rassegna, nella veste di chi, da assessore, partecipa al consiglio ma parla solo se interrogato. Quindi una posizione che può essere definita quasi da osservatore esterno privilegiato.
Il primo argomento è stato un “fuori sacco” del capogruppo Venti per Novi, Alessandro Reale, che con le sue parole accorate, quasi commosse, ha consentito che la massima assise cittadina non commettesse un grave peccato di omissione, ignorando del tutto l’abominevole strage di bambini e civili che si sta consumando a Gaza.
E chi se ne frega se tutto questo costituirà un pericoloso precedente di violazione dell’ordine del giorno. Violazione, peraltro, che, per buchi nelle strade e altre banalità, si è ripetuta quasi ad ogni consiglio.
Un secondo tema è a mio parere l’effetto positivo dell’interrogazione, di per sé pretestuosa, sulle modalità a detta dell’interrogante poco consone con le quali è stato celebrato il giorno del ricordo delle foibe.
L’effetto positivo, per il sottoscritto, è stato quello di essere indotto a riflettere su una frase pronunciata tra le mille nell’illustrare l’interrogazione, ovvero “le morti sono tutte uguali”.
La si pronuncia in genere da parte di chi vorrebbe superare il 25 aprile invocando una “pacificazione” che metta una pietra sopra tutto il passato. Così, staccando l’attenzione dal contenuto primario dell’interrogazione, ho divagato con la mente e compulsato un po’ i motori di ricerca, leggendomi i numerosi commenti a questa frase proprio in riferimento alla Festa della Liberazione. E mi sono trovato in sintonia con le parole di Antonio Martino (Ufficio stampa Azione Cattolica), che ha scritto nel 2022: “Penso a come in questo nostro Paese si faccia presto a cancellare la memoria di ciò che è stato. Penso al continuo, ostinato quanto vigliacco dire che chi ha combattuto per la libertà, per la nostra libertà, per ciò che troppo spesso diamo per scontato, chi ha sacrificato la propria giovinezza e la vita per liberarci dal giogo fascista e dal suo alleato nazista, chi è caduto tra i vigneti delle Langhe, sul sentiero di una Baita o sulle spiagge di Cefalonia con il coraggio del no, sia uguale in morte e in vita a chi in quella stessa Italia ha servito i signori della morte, a chi è stato dalla parte delle camere a gas e dei forni crematori.”
Perché l’espressione “25 aprile festa di tutti” è vera ma monca. Si deve dire “festa della liberazione di tutti”.
Un terzo tema è stato accennato e di questo sono grato alla capogruppo Maria Rosa Porta (Forza Italia): una recente violenta rissa tra due ragazzine nel centro di Novi, rimbalzata sui social e oggetto più che altro di attenzione morbosa e di frasi scandalizzate. Probabilmente non mi ritroverò del tutto d’accordo sul da farsi, ma il suo invito a fare di più, a prenderci cura dei giovani della nostra comunità, ebbene sì, questo mi è sembrato importante, degno di un consiglio comunale, qualificante nelle voci di un bilancio.
Ci sarebbe un quarto punto, relegato, come sembra essere il destino degli interventi del capogruppo Cinque Stelle Paolo Coscia, alle ore piccole: una proposta di “salario minimo” da introdurre in tutti gli appalti e le forniture del comune. Difficile, forse impossibile da tradurre legittimamente in clausole delle gare d’appalto e delle assegnazioni di lavori. Ma una sfida che val la pena affrontare. Se ne riparlerà ancora in commissione, come si è impegnata a fare la consigliera Patrizia Gugliermero, in vista di un prossimo dibattito in consiglio.
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