Elezioni provinciali, l’analisi del voto: il risultato determinato dai  piccoli comuni

Dopo ogni tornata elettorale, è doverosa un’analisi del voto, per cercare di capire come ha vinto chi ha vinto, e perché ha perso chi ha perso. 

Le elezioni provinciali di domenica 29 settembre ci hanno dato un risultato definitivo che, nel suo dato finale, ci dice che esiste una sostanziale parità tra i due candidati. Il vincitore Luigi Benzi ha ottenuto il 50,2% dei voti, mentre lo sconfitto Miloscio si è fermato al 49,8%. Una differenza estremamente esigua ed ancora da confermare: il centro sinistra ha chiesto un riconteggio dei voti, operazione semplice visto che le schede da rivedere sono circa 1400. 

Al di là però del riconteggio, è possibile fare qualche valutazione. 

Ricordiamo ai lettori che per l’elezione della nuova amministrazione provinciale avevano diritto di voto soli i 2123 consiglieri dei 187 comuni della provincia. 
I consiglieri con il loro voto sono chiamati a rappresentare i cittadini, e in base a questo principio il loro voto è stato ponderato, cioè rapportato alla popolazione del loro comune. 

I comuni sono stati suddivisi in 5 fasce di popolazione, in base a cui è stato calcolato l’indice ponderato di voto, cioè il coefficiente per cui moltiplicare il voto dei vari consiglieri in modo che diventasse rappresentativo della popolazione. 

il peso del voto in base alla popolazione

Grazie a questo, ci è possibile capire come hanno votato i consiglieri in base alla   fascia di comuni. 

Il dato più evidente che salta all’occhio è quello dei comuni della fascia di popolazione più esigua. Ben 169 comuni della provincia, su un totale di 187, contano meno di 3mila abitanti. In questi comuni ci sono ben 1852 dei 2123 consiglieri della provincia ed è in questa fascia che si è verificato il più alto indice di astensione al voto, con un elettore su tre che non si è recato alle urne. Ma occorre tenere presente che si votava solo nei centri zona, e questo ha significato il doversi muovere, in alcuni anche di molto. Basti pensare ai consiglieri comunali di Carrega, che per votare sono dovuti scendere fino a  Novi, distante più di un’ora di auto. 

Nonostante sia la fascia il cui voto conta meno, e dove si è verificata la massima astensione, sono  stati proprio i consiglieri dei comuni più piccoli a determinare il risultato. 

il risultato per fasce di popolazione

La tabella sopra ci conferma quanto dicevamo. Il centro destra ha ottenuto un netto consenso nella fascia A (comuni con meno di 3mila abitanti) mentre ha perso nelle altre fasce, tranne nella fascia C (da 5mila a 10 mila abitanti) dove si è verificato un pareggio. 

Il significato è chiaro: chi ha preferito concentrarsi nel consenso nei piccoli centri, dove il voto dei consiglieri conta poco, ma sono tanti, ha ribaltato il risultato. 

Ora non ci resta che attendere l’eventuale riconteggio: sarà sufficiente lo spostamento di un voto nella fascia E, oppure di un voto in fascia D e uno in fascia C, per ribaltare il risultato. 

Resta la complessità di un sistema elettorale che può dare la vittoria a un presidente, e contemporaneamente non gli garantisce una maggioranza in consiglio, visto che lì i consiglieri si sono suddivisi a metà. 

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